3vitrelogo

Enzo Minarelli
Sterzine poesie 2009-2013
[Le Lettere Firenze 2014]


L’autore legge alcune Sterzine dalla prima parte del libro


L’autore legge alcune Sterzine dalla seconda parte del libro


reading registrato durante la presentazione avvenuta presso la Libreria delle Moline il 26 settembre 2014, dopo l’introduzione di Renato Barilli.

sterzine


"Ho iniziato la composizione di Sterzine nell'inverno 2009, dopo l'ennesima suggestione illuminante, provocata dalla lettura di Miscellanea, una lunga poesia pubblicata nel 1914 da Ezra Pound. Ciò mi ha permesso di affrontare a cuor leggero, ancora una volta, l'universalità e la versatilità della parola scritta che, ne sono convinto, sono le mete primarie della poesia stessa. Ho scelto come schema di scrittura linee formate da tre versi, per sintetizzare all'estremo l'essenza di una comunicazione ridotta all'osso."
dalla nota dell’autore

"... Il secondo Novecento non ha inventato nulla di nuovo, se sfogliate anche il testo di Enzo, non vi troverete tecnica che non fosse già stata inventata dalle avanguardie della prima metà del Novecento, il secondo Novecento ha fatto una gigantesca operazione quantitativa e voi sapete che a un certo punto la quantità diventa qualità, la poesia di Enzo vive di cadaveri squisiti, che voi sapete bene cosa sono, ebbene lui li usa a dismisura, in una estensione infinita, si può ben dire che questo libro è composto da una infinità di cadaveri squisiti, tu peschi delle parole e le associ tra di loro, in questo ti colleghi al grande Marinetti perché tu usi l'immaginazione senza fili, il demone analogico. A volte si tratta di parole tirate fuori a caso, oppure per assonanza e richiami, sempre nel nome delle Sterzine che sterzano, non ci sono mai due parole che seguono un filo logico, la connessione è sempre illogica, irrazionale, onirica, e si vive quindi per il piacere di queste continue sorprese, una specie di agopuntura senza sosta, che mette in crisi ogni senso dell'ordine, di razionalità. Perché questo fenomeno avvenga, occorre che le poesie operino a secco, ovvero senza l'ausilio dell'articolo, delle preposizioni, e qui in questo libro si registra il trionfo del sostantivo, quello che conta è incastrarli tra di loro, se volete, si può scomodare un'altra tecnica introdotta nei primi del Novecento, il collage, di cui Enzo fa largo uso."
Renato Barilli estratto dall’incontro tenuto presso la Libreria delle Moline, Bologna, il 26 settembre 2014.

"È un libro fuori regola, sregolato ma anche in un certo senso molto regolato, lo dice anche il titolo, Sterzine che richiama lo sterzare. Il libro viene composto tuttavia seguendo una maniera formale, si tratta infatti di terzine, alla haiku per intenderci, formate da tre versi, e il nostro autore si sbizzarrisce all'interno di questo modulo, raccontandoci delle piccole storie.
Non ci sono segni di interpunzione, per cui il testo è affidato ad una lettura parolibera.
Enzo Minarelli è, in qualche modo, un miracolato perché nel nuovo secolo continua imperterrito questo tipo di ricerca funambolica, piena di allitterazioni, un tipo di poesia che sfugge ad ogni logica, ma che introduce una nuova logica, convogliando tra di loro parole che provocano scintille con molta energia.
Poi va detto che ci sono testi dove la parte vocale, la parte sonora è preminente. Così troviamo continui richiami a frasi, a poeti, ad affermazioni che vengono innestate nei suoi testi; lui se ne appropria per farli diventare suoi attraverso un metodo essenzialmente giocoso, di pertinenza al gioco. Questa caratteristica giocosa mi pare importante perché, soprattutto nel passato, e sia detto senza voler aizzare nessuna polemica, in pochi hanno capito questo aspetto ludico della poesia, aspetto che invece troviamo ben sviluppato nel libro di Enzo. Qui non si rischia mai di trovarsi davanti ad una tela bianca, ad una pagina bianca, ma la sua tela, la sua pagina è sempre ben costruita e densa.
Le sue poesie sono costellate di molteplici riferimenti a tutta una cultura moderna che presuppone una conoscenza adeguata da parte del lettore, poi che questa conoscenza ci sia o non sia, non fa differenza, però tutti i richiami che Enzo fa, in verità moltissimi riferimenti, provano abbondantemente che anche lui è saturo di letture.
Il suo libro dimostra che sono possibili molti linguaggi per la poesia, in genere si pensa alla poesia lirica, alla poesia confessionale, il suo stile assomiglia ad una poesia-macchina, dove apparentemente sembra che il suo io scompaia, e non voglia mai dirci "come realmente sta", ma sotto sotto spunta fuori da ogni verso, per cui si può dire che la sua poesia sia un autoritratto, infatti affiorano il suo compleanno, la sua infanzia, i suoi umori e i suoi malumori; ciò emerge in modo assai originale, attraverso un'operazione che ha molti aspetti notevoli, in primis, la scelta di questo tipo di linguaggio che viene intrapreso con fermezza ma anche senza rigidità. Intendo dire che l'apparente farroginosità della terzina viene saggiamente evitata con un verso che può essere una frase, oppure viene riscattata attraverso quella tecnica dei "cadaveri eccellenti" evocata giustamente da Renato Barilli quando lo ha presentato tempo fa a Bologna. Quindi, Shakspeare aveva scelto il sonetto, Dante la terzina, anche Enzo ha scelto la sua forma, e attraverso questa forma, anche se abusata, ha saputo ritagliarsi la sua forma "personale" che gli consente di esprimersi davvero, come dicevo, in una maniera del tutto originale".
Massimo Bacigalupo, (Università di Genova), estratto dalla presentazione avvenuta a Genova, presso la Stanza della Poesia, (Palazzo Ducale), diretta da Claudio Pozzani, il 23 aprile 2015.